Adottare un micio diffidente e schivo: la storia di Tom!

Sono il cruccio di ogni volontario che si occupi di adozioni di gatti abbandonati: quei tanti mici bellissimi, sani, robusti e con tutta la vita davanti… che non appena vedono un uomo fuggono a nascondersi, incapaci di fidarsi di nuovo della mano umana (e come biasimarli?), per nulla desiderosi di farsi osservare, coccolare, adottare. Ed è la loro condanna, talvolta peggiore della FIV+ o dell’avere già una certa età: il gatto diffidente, timido, sfuggente, non incontra quasi mai le simpatie umane e, anche se bello e sano, è il suo carattere difficile a renderlo inadottabile. E sono tanti i mici che così trascorrono l’intera vita in gattile, quasi auto-condannandosi a non trovare più una famiglia.

Mazzo, micia molto diffidente al Gattile di Ferrara

Eppure, se facciamo un passo indietro, capiamo che i mici sfuggenti, dal carattere estremamente timido e pauroso, non hanno nessuna colpa e sta all’essere umano fare uno sforzo in più, per dare un’altra possibilità a questi gatti, che spesso hanno alle spalle traumi e shock di vario tipo. Parte dello sviluppo del temperamento individuale del gatto è un fedele specchio del suo rapporto con l’uomo: quel micio che dalla mano umana ha ricevuto solo amore, tranquillità e sicurezza, sarà affettuoso, fiducioso e socievole. Ma quel gatto che ha avuto dalla vita (e dall’uomo) solo bastonate, fame, abbandono, indifferenza, come diventerà?

Perla, molto spaventata dopo la perdita del suo padrone, è in gattile

Adottare un micio diffidente significa cercare di curare la più difficile malattia che può capitare a un gatto domestico: la sfiducia verso il genere umano. Bisogna armarsi di calma e pazienza, quella stessa pazienza che tutti noi crediamo di avere in grandi dosi di fronte a un gatto timido, ma che magari svanisce dopo qualche giorno, quando ci si rende conto che quel gatto non cambierà nel giro di poco: resterà a lungo schivo, timido e fuggirà da noi come il primo giorno. Ma è proprio questo a rendere così importanti e meritevoli le adozioni dei mici diffidenti: dare loro tempo, sicurezza, affetto incondizionato nonostante la loro sfiducia, è l’unica cura che può sgretolare, gradualmente, la loro paura. E, come nel caso di altre adozioni “problematiche”, anche in questa circostanza l’adozione salva loro la vita, letteralmente: quanti mici vivono e muoiono in gattile perchè troppo timidi e poco accattivanti per le famiglie?

Adele è timida e per questo ancora nessuno l'ha adottata!

Perchè queste parole non restino solo una “bella teoria”, vi proponiamo la testimonianza scritta apposta per noi da Daniela (che ringraziamo tantissimo!), che ha adottato Amelio (oggi Tom), micio un tempo schivo e diffidente. Leggere la storia di Daniela e Tom è per noi volontari un regalo di inestimabile valore, perchè è una vittoria da tutti i punti di vista… ed oggi Tom, grazie all’infinita pazienza e amore della sua nuova famiglia, ha scoperto la “vera” vita che ciascun gatto si merita.

Tom-Amelio, quando era all'associazione "A Coda Alta"

“Tutto è iniziato un giorno di agosto, quando mi zia mi dice che hanno adottato una gattina dall’Associazione A Coda Alta. 

Passano i giorni e, così quasi per caso, vado sul sito dell’associazione e per curiosità guardo i gattini in adozione. Scorro tutte le foto e all’improvviso vedo questo gattino Amelio, 6 mesi, identico alla mia Micia che è mancata 3 anni fa.

Ne parlo con mio marito, perchè ci sono anche Tobia e Luna , ma per lui non ci sono problemi. Così decido di telefonare e parlo con Paola che mi dice che Amelio però non è addomesticato, è un po’ scontroso e non si fa toccare….io ci penso un po’, ma prendiamo un appuntamento per incontrarci. La prima volta che lo abbiamo visto ci ha soffiato e si è nascosto.

Cloe è la mamma di Amelio, anche lei timidissima, ancora cerca famiglia

Un po’ titubante, perchè era un’esperienza nuova, abbiamo deciso di adottarlo e così dopo una settimana siamo andati a prenderlo. Da qui ha inizio la sua nuova vita con noi!!!

Da Amelio lo abbiamo chiamato Tom che per i primi quindici giorni è stato dietro alla lavatrice, i secondi quindici sotto il divano. Nonostante ciò ha sempre mangiato ed è sempre stato pulitissimo, mai niente fuori dalla cassetta.

Dopo circa un paio di mesi ha iniziato a capire che era amato e non c’era nessun pericolo, che le coccole e il divano non erano poi così male; da qui in poi ha cercato il contatto con noi, le prime coccole, le prime strofinate. Di grande aiuto è stata la presenza di Luna, sua coetanea, grande compagna di giochi e di marachelle.

Tom nel divano di casa sua, finalmente miciotto felice e sereno!

Niente è impossibile, rispettando i suoi tempi e dandogli tanto amore si supera tutto. Da ottobre a oggi abbiamo fatto passi da gigante, è un perfetto gatto di casa. Ora riesco anche a prenderlo in braccio, è la mia ombra. Provo tanta gioia e soddisfazione nel vederlo sano, forte, bello e soprattutto felice. Il ricordo di quel gatto scontroso e impaurito ormai è lontano”.

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