Un gatto in là con l’età eccelle ed eccede sempre nel donarsi

Quante volte i volontari del gattile si sono sentiti dire: “Mi raccomando, ho tanto sofferto con l’altro micio: questo me lo dia sano
per i prossimi vent’anni!”. Chi lo “chiede-spera”, lo fa in ragione di una storia pregressa fatta di sofferenza, di cure, di pianti verso il micio precedente, il cui ricordo è ancora doloroso. Una cosa credo sia vera. Fare calcoli sulla durata di una vita è veramente una delle cose più arbitrarie che possa esistere. Ci sono malattie gravi e recuperi straordinari; o, di contro, malattie lievi che diventano croniche.

Ma non è forse vero che c’è una gioia immensa nel dare una famiglia a un/a gatto/a ormai in là con l’età? È incalcolabile quando questo succede! Un gattino ha bisogno di una famiglia subito, ovvio, ma poi vedi il gatto di dieci e più anni, e pensi che ha lasciato il suo posto a tanti altri, che ora hanno la fortuna del calore di una casa. Nella vita penso a quale colpa abbia un gatto tripode, diabetico, anziano, non più dal pelo lucido. Ovviamente nessuna! Anzi, il gatto è sempre come il vino buono: con l’età migliora. Ci sono gatti al gattile che non chiederebbero mai per se stessi l’adozione: sono ormai parte integrante del posto, e sarebbe traumatico se li si portasse da un’altra parte. Ma ci sono gatti che sanno benissimo di essere seconde e terze scelte. E non si tratta di loro. Si tratta di me, di chi crede in un’eterna giovinezza del micio, oltre a pensarlo esente da tutte le possibili malattie (a volte succede, ma nessuno può saperlo in partenza).

Se prendi in braccio un gatto anziano, sentirai il suo cuore che pulsa con il tuo. Un gatto in là con l’età, misura il gioco e l’attenzione per te, dividendosi esattamente in due parti uguali. Anche dove il gatto avesse un problema legato all’età, o alla sua condizione, questo non lo impedirà in nulla. Ci sono tripodi (gatti con tre zampe) che camminano speditamente come se ne avessero quattro. Ci sono gatti ciechi che vedono – con le vibrisse (i baffi) -, in modo così potente, da non farsi sfuggire una mosca.

La sensibilità non è una debolezza, ma un punto di forza: dove non riescono a vedere e fare gli altri, lì c’è la possibilità che lo si veda noi. Quando vediamo un gattino, pensiamo che non rimarrà così in eterno; quando guardiamo un gatto anziano, pensiamo che è stato un cucciolo anche lui, e che magari ha aspettato questo momento, per dirci e darci quella freschezza d’animo, che non vede, né l’età, né la lucentezza del pelo, e neanche qualche possibile acciacco.

Qualcuno ha mai sentito dire che l’amore è la migliore delle medicine?
Non esiste giovane, non esiste anziano: esiste solo quanto siamo disposti ad amarli, così come sono.

Davide

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