Il gatto è un concerto naturale

Compro libri sui gatti, come se l’intelletto potesse interferire con il
cuore. Faccio foto di continuo al gatto, e lui sembra divertito. Ma,
più che divertito, pare un “divo” che non ama mettersi in posa. Quante
foto mosse hai fatto al gatto? Io a decine… anzi, di più. Sono belle
le foto artistiche che immortalano il gatto. C’è una fierezza felina
che fatico a spiegare nel loro essere statuario. Non è superiorità di
specie; piuttosto disegno di perfezione: di una Creazione che non ha
messo al centro il gatto; ma, sicuramente, gli ha riservato un posto
speciale, tanto da farlo diventare una presenza preziosa per l’umano. Ho
come la sensazione, a volte, che la vita spesso scelga – un solo istante
prima – per me le mie scelte. Può sembrare al limite del fatalismo…
ma c’è il giorno dove in macchina tutti i semafori rossi sono i tuoi.
Coincidenze? Può darsi.

Se io avessi la centesima parte della capacità di un gatto di mostrarsi
al mondo, risulterei simpatico oltremodo. Spesso, invece, sono le
contingenze a determinare il mio umore, i mie pensieri… i mie dubbi.
Qualcuno ha detto: “Anche i gatti sbadigliano… anche loro si
annoiano”. Cosa?! Si annoiano?! Sbadigliano. Sì. Per fame. Magari per
sonno. Ma, chi dice che un gatto sbadiglia per noia, dice un’eresia: il
gatto, e tutti i possessori lo sanno, riescono a stare in una posizione
fissa per un tempo indefinito. Mi chiedo come facciano. Mi chiedo come
possa fissare il mio sguardo e sbattere le palpebre solo raramente. Il
gatto è zen. Ecco. L’ho detto. Il gatto è maestro nel vivere il
momento presente.

Non come il sottoscritto che pensa a cosa dovrà succedere prima che
capiti. Ho scoperto da poco che ogni maestro zen ha un gatto al suo
fianco. E c’è il motivo. Il maestro, guardando il gatto, apprende
l’arte di vivere ogni momento, come se non ci fosse un domani. Il gatto
dorme un “sonno-vigile”. Devo smettere di comprare libri che parlano di
quello che il mio cuore, pur con tutte le sue imperfezioni, conosce
già: la bellezza felina e quel mistero incomprensibile che lo governa.
Non è una foto bellissima vista su un libro, che rende più bello il
gatto. Il gatto è l’ “autoscatto di una montagna che resta
introspettiva al suo interno”, ma gigante di fascino verso chi la vede.
Il gatto è l’immensità di un bosco dove, il sole che filtra, dà luce
a tutta la bellezza che il sentiero montano sa essere: facendo, dei
suoni degli uccellini e del rumore dei rami che si spostano, un concerto
naturale.

Adagio, leggero, imperscrutabile, maestoso come una montagna… il gatto
è un concerto naturale!.

 

Davide

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